Sentiero di Cima Fontana

 



IL NUOVO SENTIERO PER CIMA FONTANA ON-LINE (PAG.1 DI 2)


Questa pubblicazione - che segue quella dedicata alla Val Poschiavina, ai Piani e al Passo di Campagneda - presenta altri due itinerari di facile fruizione che, tramite anche una particolare segnaletica posizionata lungo il tracciato, vengono valorizzati e trasformati in "musei all’aperto”, dove al piacere della camminata è unita la conoscenza del territorio in tutte le sue sfumature.
L’iniziativa, realizzata dall’Amministrazione Comunale di Lanzada e sviluppata con competenza e passione da Eliana e Nemo Canetta, è quindi un invito a riscoprire parte del territorio della Valmalenco percorrendo itinerari già conosciuti e frequentati con uno spirito diverso cogliendo, attraverso un percorso guidato, tutte le bellezze che molte volte sfuggono ai frettolosi escursionisti.

L'amministrazione comunale
 


Eccoci al secondo volumetto dedicato alla scoperta escursionistica, ma anche naturalistico, del territorio del Comune di Lanzada.
Oggi che l’opera di segnalazione dei primi due itinerari proposti nella pubblicazione precedente - la Val Poschiavina, i Piani ed il Passo di Campagneda - è terminata, possiamo con ancor maggior fiducia puntare verso la realizzazione di un completo sistema di percorsi guidati per meglio conoscere quelle aree della Valmalenco orientale, sino ad oggi meno frequentate da escursionisti ed alpinisti.
Ecco perché abbiamo scelto la Terrazza delle Ruzze ed il lungo ma splendido itinerario che dalla diga di Gera sale all’Alpe di Gembré e da li al Passo di Confinale e alla massiccia Cima Fontana.
I due itinerari possono essere uniti tra loro in un unico spettacolare anello, costantemente oltre i 2500 m, di altissima valenza.
Il premio finale sarò la salita alla Cima Fontana che con i suoi 3070 m costituisce una meta di valore assoluto che permette di godere di un panorama quasi a 36O° e consentirà, anche ai meno esperti, di gustare la soddisfazione di "vincere" una cima di 3000 m.

 


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PARTENZA
Dalla diga di Gera si segue l'it A di Val Poschiavina (vedi volumetto precedente) sino al bivio segnalato sotto la salita verso l’Alpe Val Poschiavina. Qui, a sn, è un ponticello sul PoschiavinO che permetterebbe di imboccare una traccia che risale un testone roccioso. E' tuttavia sconsigliabile, assai sconnessa, malridotta da un’alluvione. Quindi è meglio salire all’Alpe Val Poschiavina, valicare il torrente, spostarsi poi alle baite più a sin e da lì discendere quel ripido pendio che divalla verso il lago. Punto d’osservazione 1.


POSTAZIONE 1
In questo luogo si può valutare il dislivello esistente tra il fondovalle della Poschiavina ed il lago di Gera. Dunque si osserva bene il fenomeno del cosiddetto "gradino di confluenza" tra le valli minori e le maggiori; tipico fenomeno glaciale che qui, all’inserzione della Val Poschiavina nel bacino del Cormor (Gera), assume aspetto imponente ed è forse uno degli esempi più significativi di tutta la Valmalenco orientale. Tutto attorno splendidi esempi di rocce montonate e lisciate dai ghiacci; nei prEssi dell’Alpe Val Poschiavna, ottimi esempi di cuscinetti erbosi, tipico fenomeno crionivale (ovvero di ambiente in cui il terreno è ghiacciato gran parte dell'anno).
Qualche Larice isolato dalla crescita piuttosto faticosa sia su questa sponda che sulla sponda di fronte sotto il rif. Bignami mentre tra la flora si rinvengono Genzianelle e candide Parnassie di palude. Scendiamo lungo un sentierino in fase di sistemazione e ritornati a mezza costa lungo il lago, in ambiente solitario pieghiamo a dst ora pianeggiando verso una caratteristica semigalleria, costituita da un enorme roccione a sporto. Al promontorio subito dopo, è il punto d'osservazione 2.

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POSTAZIONE 2
Verso NNE, guardando quindi verso il sentiero che porta all'Alpe Gembré, si può ammirare in tutta la sua imponenza il grande salto glaciale del Fellaria orientale che piomba sulla lingua sottostante. Dal salto scendono di regola cascate di acqua e talora si staccano dei seracchi. Tutto l'ambiente è grandioso, d'alta montagna: sono in parte in vista i grandi scoscendimenti, rigati da possenti salti d'acque, con cui i bacini dei due ghiacciai di Fellaria si immettono nella sottostante conca di Gera, altro esempio di gradino di confluenza. Gradino che, nonostante l'altezza, durante la fase massima della "Piccola Glaciazione" pare fosse superato dalla fiumana di ghiacci che andavano a terminare, con una fronte unica, nel golfo settentrionale dell'attuale lago. Di fronte a noi, su un dosso ben rilevato, il rif. Bignami, negli anni '60 uno dei più moderni edificati dal CAI nella zona. Attorno a noi esempi, se possibile, ancora più grandiosi d'erosione glaciale, rocce striate e lisciate dai ghiacci tanto da dar loro di sovente forme tondeggianti.
Il sentiero, ora più stretto ma sempre comodo, risale, transita da un ultimo gruppo di rocce, poi pianeggia sino al dosso con rocce che anticipa Ape Gembré, 2224 m IGM. Punto d'osservazione 3.

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POSTAZIONE 3
Benché non si tratti dell'alpeggio a maggior quota della Valmalenco (che è la non lontana Alpe Fellaria) l'Alpe Gembré è restata, causa il suo relativo isolamento, con le sue originarie antiche strutture, nonostante qualche ovvio ammodernamento. Strutture quasi integralmente lapidee, in cui il legname, piuttosto scarso in zona, era limitato alle travature del tetto. Non difficile pure rendersi conto della durezza della vita, in tali alpeggi, ancora oggi ma a maggior ragione un tempo, quando il più vicino punto dotato di relative comodità era Lanzada! A monte delle baite si noti una densa vegetazione nitrofila, di piante cioè amanti di terreni abitualmente frequentati da animali che vi lasciano i loro escrementi. Si riconoscono Romici, Ortiche e Aconiti; qualche raro cespuglio degli ultimi Rododendri occhieggia dietro a piccoli massi.
Verso N s'alza una possente parete, rigata da magnifiche cascate che scaricano le abbondanti acque del ghiacciaio di Fellaria orientale nel lago sottostante. Sono certo tra le più impressionanti di tutta la Valmalenco. Sulla dst rosseggia la cresta occidentale della Cima Fontana, frequentata dalle capre, che con le pecore costituiscono parte rilevante degli animati d'allevamento dell'alpeggio.
Bivio tra il sentiero segnalato del "giro del lago" e quello, inizialmente non troppo marcato, che sale a dst verso i ripiani superiori ed il Passo di Confinale.
Il nostro sentiero inizia nell'angolo SE dell'alpe, per salire, a tratti un po' ripido e sconnesso sino ai ripiani superiori, verso quota 2400 c. Qui si prosegue verso E nel prato lungo una traccia più esile ma contrassegnata da numerosi ometti. Dopo poche centinaia di metri si raggiungono i ruderi di un baitello 2440 m. Punto d'osservazione 4.

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POSTAZIONE 4
Già salendo la vista si apre su tutto il bacino di Gera e gradatamente anche su quello dei Fellaria, in un grandioso alternarsi di rocce e pascoli, nevai e torrenti.
Sotto il rifugio Bignami, sul lato Fellaria, vi sono due leggere morene appoggiate al pendio verdeggiante a guisa di festoni. Corrispondono, con ogni probabilità, al livello del ghiacciaio quando era al massimo della "Piccola Glaciazione" ed arrivava sino al fondovalle della conca di Gera (attuale ultimo golfo del lago omonimo). Verso S possiamo effettuare osservazioni geologico litologiche: le serpentine affiorano solo sopra l'Alpe Gembré e corrispondono, sulla IGM, alle quote 2541 e 2550, mentre la quota 2544 è già costituita da rocce micascistose; siamo infatti al passaggio tra le unità Malenco (serpentine) e le superiori Margna e Sella (micascisti e filladi). Queste ultime rocce, particolarmente tenere, costituiscono larga parte dei pianori ove siamo, mentre più dure inclusioni di gneiss occhiadini, meno facilmente erodibili, formano le costole rocciose in evidenza in direzione del passo.
Da notare pure la semplicità del baitello, poco più di un riparo, ove i pastori si rifugiavano durante la notte e le intemperie per non abbandonare le greggi.
Il tracciato prosegue a monte in un'area di grossi cuscinetti erbosi cui segue una tipica torbiera. Dopo di che il sentiero avanza costantemente in una sorta di valletta, impostata lungo un contatto litologico tra le due già citate formazioni di filladi e gneiss. Quindi il sentiero continua fino a quota 2600 circa ove la valletta praticamente termina nel ripiani sommitali.
Ormai si è circondati solo da praterie, ancora qualche cardo ma soprattutto Larici e Festuche, Salici nani, Raponzoli blu, Seneci dal caldo color oro, qualche Primula mentre le chiazze gialle dei Licheni geografici rallegrano la superficie dei massi.
Piegando a sin NE si guadagna direttamente il Bivacco Anghileri Rusconi, non cartografato né sull'IGM né sulla CNS, 2655 m circa. Punto d'osservazione 5.

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