Questa pubblicazione - che segue quella dedicata alla Val Poschiavina,
ai Piani e al Passo di Campagneda - presenta altri due itinerari di
facile fruizione che, tramite anche una particolare segnaletica
posizionata lungo il tracciato, vengono valorizzati e trasformati in
"musei all’aperto”, dove al piacere della camminata è unita la
conoscenza del territorio in tutte le sue sfumature.
L’iniziativa, realizzata dall’Amministrazione Comunale di Lanzada e
sviluppata con competenza e passione da Eliana e Nemo Canetta, è quindi
un invito a riscoprire parte del territorio della Valmalenco percorrendo
itinerari già conosciuti e frequentati con uno spirito diverso
cogliendo, attraverso un percorso guidato, tutte le bellezze che molte
volte sfuggono ai frettolosi escursionisti.
L'amministrazione comunale
Eccoci al secondo volumetto dedicato alla
scoperta escursionistica, ma anche naturalistico, del territorio del
Comune di Lanzada.
Oggi che l’opera di segnalazione dei primi due itinerari proposti nella
pubblicazione precedente - la Val Poschiavina, i Piani ed il Passo di
Campagneda - è terminata, possiamo con ancor maggior fiducia puntare
verso la realizzazione di un completo sistema di percorsi guidati per
meglio conoscere quelle aree della Valmalenco orientale, sino ad oggi
meno frequentate da escursionisti ed alpinisti.
Ecco perché abbiamo scelto la Terrazza delle Ruzze ed il lungo ma
splendido itinerario che dalla diga di Gera sale all’Alpe di Gembré e da
li al Passo di Confinale e alla massiccia Cima Fontana.
I due itinerari possono essere uniti tra loro in un unico spettacolare
anello, costantemente oltre i 2500 m, di altissima valenza.
Il premio finale sarò la salita alla Cima Fontana che con i suoi 3070 m
costituisce una meta di valore assoluto che permette di godere di un
panorama quasi a 36O° e consentirà, anche ai meno esperti, di gustare la
soddisfazione di "vincere" una cima di 3000 m.
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PARTENZA
Dalla
diga di Gera si segue l'it A di Val Poschiavina (vedi volumetto
precedente) sino al bivio segnalato sotto la salita verso l’Alpe Val
Poschiavina. Qui, a sn, è un ponticello sul PoschiavinO che
permetterebbe di imboccare una traccia che risale un testone
roccioso. E' tuttavia sconsigliabile, assai sconnessa, malridotta da
un’alluvione. Quindi è meglio salire all’Alpe Val Poschiavina,
valicare il torrente, spostarsi poi alle baite più a sin e da lì
discendere quel ripido pendio che divalla verso il lago. Punto
d’osservazione 1.
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POSTAZIONE 1
In questo luogo si può valutare il dislivello esistente tra il
fondovalle della Poschiavina ed il lago di Gera. Dunque si osserva
bene il fenomeno del cosiddetto "gradino di confluenza" tra le valli
minori e le maggiori; tipico fenomeno glaciale che qui,
all’inserzione della Val Poschiavina nel bacino del Cormor (Gera),
assume aspetto imponente ed è forse uno degli esempi più
significativi di tutta la Valmalenco orientale. Tutto attorno
splendidi esempi di rocce montonate e lisciate dai ghiacci; nei
prEssi dell’Alpe Val Poschiavna, ottimi esempi di cuscinetti erbosi,
tipico fenomeno crionivale (ovvero di ambiente in cui il terreno è
ghiacciato gran parte dell'anno).
Qualche Larice isolato dalla crescita piuttosto faticosa sia su
questa sponda che sulla sponda di fronte sotto il rif. Bignami
mentre tra la flora si rinvengono Genzianelle e candide Parnassie di
palude. Scendiamo lungo un sentierino in fase di sistemazione e
ritornati a mezza costa lungo il lago, in ambiente solitario
pieghiamo a dst ora pianeggiando verso una caratteristica
semigalleria, costituita da un enorme roccione a sporto. Al
promontorio subito dopo, è il punto d'osservazione 2.
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POSTAZIONE 2
Verso NNE, guardando quindi verso il sentiero che porta all'Alpe
Gembré, si può ammirare in tutta la sua imponenza il grande salto
glaciale del Fellaria orientale che piomba sulla lingua sottostante.
Dal salto scendono di regola cascate di acqua e talora si staccano
dei seracchi. Tutto l'ambiente è grandioso, d'alta montagna: sono in
parte in vista i grandi scoscendimenti, rigati da possenti salti
d'acque, con cui i bacini dei due ghiacciai di Fellaria si immettono
nella sottostante conca di Gera, altro esempio di gradino di
confluenza. Gradino che, nonostante l'altezza, durante la fase
massima della "Piccola Glaciazione" pare fosse superato dalla
fiumana di ghiacci che andavano a terminare, con una fronte unica,
nel golfo settentrionale dell'attuale lago. Di fronte a noi, su un
dosso ben rilevato, il rif. Bignami, negli anni '60 uno dei più
moderni edificati dal CAI nella zona. Attorno a noi esempi, se
possibile, ancora più grandiosi d'erosione glaciale, rocce striate e
lisciate dai ghiacci tanto da dar loro di sovente forme
tondeggianti.
Il sentiero, ora più stretto ma sempre comodo, risale, transita da
un ultimo gruppo di rocce, poi pianeggia sino al dosso con rocce che
anticipa Ape Gembré, 2224 m IGM. Punto d'osservazione 3.
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POSTAZIONE 3
Benché non si tratti dell'alpeggio a maggior quota della Valmalenco
(che è la non lontana Alpe Fellaria) l'Alpe Gembré è restata, causa
il suo relativo isolamento, con le sue originarie antiche strutture,
nonostante qualche ovvio ammodernamento. Strutture quasi
integralmente lapidee, in cui il legname, piuttosto scarso in zona,
era limitato alle travature del tetto. Non difficile pure rendersi
conto della durezza della vita, in tali alpeggi, ancora oggi ma a
maggior ragione un tempo, quando il più vicino punto dotato di
relative comodità era Lanzada! A monte delle baite si noti una densa
vegetazione nitrofila, di piante cioè amanti di terreni abitualmente
frequentati da animali che vi lasciano i loro escrementi. Si
riconoscono Romici, Ortiche e Aconiti; qualche raro cespuglio degli
ultimi Rododendri occhieggia dietro a piccoli massi.
Verso N s'alza una possente parete, rigata da magnifiche cascate che
scaricano le abbondanti acque del ghiacciaio di Fellaria orientale
nel lago sottostante. Sono certo tra le più impressionanti di tutta
la Valmalenco. Sulla dst rosseggia la cresta occidentale della Cima
Fontana, frequentata dalle capre, che con le pecore costituiscono
parte rilevante degli animati d'allevamento dell'alpeggio.
Bivio tra il sentiero segnalato del "giro del lago" e quello,
inizialmente non troppo marcato, che sale a dst verso i ripiani
superiori ed il Passo di Confinale.
Il nostro sentiero inizia nell'angolo SE dell'alpe, per salire, a
tratti un po' ripido e sconnesso sino ai ripiani superiori, verso
quota 2400 c. Qui si prosegue verso E nel prato lungo una traccia
più esile ma contrassegnata da numerosi ometti. Dopo poche centinaia
di metri si raggiungono i ruderi di un baitello 2440 m. Punto
d'osservazione 4.
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POSTAZIONE 4
Già salendo la vista si apre su tutto il bacino di Gera e
gradatamente anche su quello dei Fellaria, in un grandioso
alternarsi di rocce e pascoli, nevai e torrenti.
Sotto il rifugio Bignami, sul lato Fellaria, vi sono due
leggere morene appoggiate al pendio verdeggiante a guisa di
festoni. Corrispondono, con ogni probabilità, al livello del
ghiacciaio quando era al massimo della "Piccola Glaciazione"
ed arrivava sino al fondovalle della conca di Gera (attuale
ultimo golfo del lago omonimo). Verso S possiamo effettuare
osservazioni geologico litologiche: le serpentine affiorano
solo sopra l'Alpe Gembré e corrispondono, sulla IGM, alle
quote 2541 e 2550, mentre la quota 2544 è già costituita da
rocce micascistose; siamo infatti al passaggio tra le unità
Malenco (serpentine) e le superiori Margna e Sella
(micascisti e filladi). Queste ultime rocce, particolarmente
tenere, costituiscono larga parte dei pianori ove siamo,
mentre più dure inclusioni di gneiss occhiadini, meno
facilmente erodibili, formano le costole rocciose in
evidenza in direzione del passo.
Da notare pure la semplicità del baitello, poco più di un
riparo, ove i pastori si rifugiavano durante la notte e le
intemperie per non abbandonare le greggi.
Il tracciato prosegue a monte in un'area di grossi
cuscinetti erbosi cui segue una tipica torbiera. Dopo di che
il sentiero avanza costantemente in una sorta di valletta,
impostata lungo un contatto litologico tra le due già citate
formazioni di filladi e gneiss. Quindi il sentiero continua
fino a quota 2600 circa ove la valletta praticamente termina
nel ripiani sommitali.
Ormai si è circondati solo da praterie, ancora qualche cardo
ma soprattutto Larici e Festuche, Salici nani, Raponzoli
blu, Seneci dal caldo color oro, qualche Primula mentre le
chiazze gialle dei Licheni geografici rallegrano la
superficie dei massi.
Piegando a sin NE si guadagna direttamente il Bivacco
Anghileri Rusconi, non cartografato né sull'IGM né sulla CNS,
2655 m circa. Punto d'osservazione 5. |
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