LA LAVORAZIONE DELL'AMIANTO

Inizialmente si scavava in superficie,in seguito,quando non era più possibile, si cercava il posto più idoneo nella montagna scendendo di circa dieci metri di dislivello.Venivano quindi praticati fori da mina e si faceva esplodere la roccia con la dinamite. Si iniziava così la galleria nella direzione della vena amiantifera che si era lavorata prima. In ogni squadra formata da sei o sette minatori, ognuno svolgeva un compito specifico con il suo attrezzo: c'erano tre operai scelti per perforare, un addetto allo scoppio delle mine, un palista e due responsabili del trasporto sui vagoni.
L’amianto veniva poi trasportato nel magazzino vicino alla galleria della miniera. Si iniziava a separare quei piccoli sassi che erano rimasti attaccati; in seguito il materiale era messo in sacchi di 40 chili. Al mattino, molte donne e anche ragazzi da 10 a 14 anni trasportavano i sacchi a valle con la gerla, nel magazzino di Tornadri, dove c’erano i macchinari per la lavorazione. Prima il materiale passava attraverso un mulino con due macine di sasso che ruotavano sopra l’amianto ammorbidendolo.Lo si faceva poi scorrere su una griglia, si separavano le fibre lunghe dalla polvere dell’amianto.Le fibre lunghe entravano in una macchina e uscivano che assomigliavano alla lana lavorata e si usavano per la tessitura La parte più fine veniva pressata e serviva per guarnizioni di motori, per la copertura dei tetti, per canne fumarie e per rivestimenti nei muri delle scuole e per rivestimenti delle carrozze dei treni.


Pagina curata da Matteo Venzi e Enrica Vescovo

Foto Archivio Storico fotografico Lanzada

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