A COLPI DI PICCONE

Prima della guerra si usava un ferro da mina che un operaio teneva con le mani, mentre altri due operai battevano con la mazza fino a quando si formava un foro nella roccia di 80 cm; bisognava fare 12 buchi di questa profondità e ci volevano 10 ore di lavoro.
Nel 1940 sono comparse le prime perforatrici che funzionavano ad aria compressa e i ferri hanno cambiato sagoma; le perforatrici venivano spinte dai minatori con le spalle o con la gamba.
Nel 1950 sono arrivati altri modelli di perforatrici sempre funzionanti ad aria compressa, ma perfezionati. I minatori, usandole, facevano molto meno fatica. Nelle gallerie i rumori più forti e fastidiosi erano proprio quelli della perforatrice, del martello e del piccone.

Esistevano due tipi dui perforatrici: una  a "secco",entrata in funzione negli anni trenta e quella "ad acqua" comparsa negli anni cinquanta; il loo ruolo era quello di aprire dei fori nella roccia.

Il piccone era un attrezzo costruito da un elemento di acciaio leggermente ricurvo con un'estremità appuntita e l'altra a forma di zappa molto stretta; è provvisto di un foro centrale nel quale è fissato un lungo manico di legno.

Le punte di ferro erano di calibro diverso e avevano differenti lunghezze; percosse dalla mazza, foravano il sasso e preparavano così il buco dove veniva inserita la polvere da sparo.


Foto famiglia Diego Gusmeroli
Pagina curata da Silvia Masa e Matteo Sartoris

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