E pensare che fu... una donna Nessuno, prima di Candida Lena Perpenti, riuscì ad ottenere un filo d' amianto utile per l' industria tessile.Questa nobil donna, nata a Medina-Coeli, vide la luce a Gordona (Val Chiavenna) nel 1764. Acquistò rinomanza mondiale per la filatura dell' amianto.Un giorno, visitando a Como il museo del canonico Cesare Gattoni, scorse un fuso, proveniente dagli scavi d' Ercolano, sul quale era avvolto del filo d' amianto: incuriosita volle tentare anch' essa di filare quel minerale. Il Gattoni le fornì le opere che trattavano della filatura dell' asbesto e le procurò dell' amianto ligure. Ella poi ne richiese dell' altro, scavato in Valmalenco, ad alcuni amici valtellinesi. Dopo molti tentativi sfortunati, riuscì ad ottenere un filo grosso e poco resistente servendosi di un pettine a doppia fila di denti di sua invenzione.Con quel filo confezionò un paio di guanti che nel 1806 o 1807 offrì al Principe Eugenio di Beauharnais, vice re d' Italia. L' Istituto Nazionale nel 1806 la insigniva di medaglia d' argento- Per la filatura dell' amianto, e nel 1807 di quella d' oro- per migliorati d' amianto. Col cascame della filatura dell' asbesto valtellinese, mescolato ad amianto ligure (di fibra più corta, ma più sottile e leggera) ottenne una carta incombustibile, seguendo il metodo usato allora dai fabbricanti della carta di stracci. |