Giovanni Paolo Il ha affermato "L’amore è la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano", creato a immagine e somiglianza di Dio che è amore. E ancora: "L’uomo non puo vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso se non gli viene rivelato l’amore, se non si incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente".
Insomma, l’uomo è felice e si realizza solo quando è amato ed è capace di amare.
È stata questa convinzione di fondo a guidare i giovani e i genitori nella serata di venerdì 2 febbraio dedicata all’ascolto di quattro testimonianze di persone che hanno scelto vocazioni diverse, ma tutte "vocazioni all’amore", mentre il coro giovanile ha arricchito gli interventi con alcuni canti significativi.
Roberto e Cristina di Sondrio hanno presentato la loro vocazione matrimoniale come un’esperienza gratificante e bella, frutto però di fatica e di sacrificio. Un’esperienza che ha avuto una radice profonda, una fonte: Dio.
"Noi — ha affermato Cristina — Dio l’abbiamo sentito in maniera forte. Abbiamo sperimentato un Dio che ci ha voluti felici e felici insieme... Un Dio "pedagogico": prendendoci per il sentimento ci ha lasciati convinti".
L’amore del matrimonio richiede impegno, richiede volontà. È un amore che si coltiva, che non va avanti da solo. Il periodo della giovinezza è il tempo della ricerca: "Che cosa devo fare della mia vita?". Scoprire e rispondere alla propria chiamata vuol dire trovare la felicità, una serenità profonda, sentirsi al proprio posto: "La cosa più bella è sapere che quella che stai percorrendo è la tua strada".
Don Corrado, parroco di Torre, a sua volta ha raccontato la storia della sua vocazione sacerdotale, mettendo in evidenza le persone e le esperienze che hanno contribuito a far maturare la scelta di vita: il nonno, la famiglia, il parroco, l’insegnante di religione, l’incontro con un sacerdote che gli ha insegnato a pregare ed a scoprire la bellezza della confessione, la crescita in un gruppo di amici che condividevano un cammino di formazione e di ricerca, gli esercizi spirituali a Lourdes. E stato naturale giungere a questa conclusione: "Il mio posto nella Chiesa è diventare prete. C’è un progetto che ha guidato queste esperienze; c’è un Architetto che giorno per giorno ha tessuto una rete nella quale mi sono trovato".
Poi l’esperienza del seminario: bella, ma dura. Il rapporto con i compagni: palestra per il carattere. La formazione che ha dato contenuto solido alla fede. Le numerose esperienze che hanno fatto crescere la voglia di donarsi, di spendersi per gli altri. Il senso di responsabilità nei confronti di tante persone che attendono di incontrare Dio. Insomma, la vita sacerdotale è una vita permeata e guidata dall’amore di chi sente di essere stato chiamato da Dio per il progresso e la gioia della fede di tutti quelli che incontrerà.
Anche suor Morena delle Figlie di Maria Ausiliatrice ha accettato di raccontarsi; lo ha fatto con gioia e con senso di gratitudine perché fa bene ritornare all’inizio delle proprie scelte: "Dio ha pronunciato il mio nome con un amore grandissimo e di fronte a questo amore non sono stata capace di dirgli di no".
Questa giovane suora ha già alle spalle 17 anni di vita consacrata che ella considera come "la perla preziosa" di cui parla il
Vangelo e per la quale uno è disposto a "fare pazzie , a vendere tutto" pur di acquistarla.
Suor Morena è consapevole di essere stata tanto amata da Dio, che l’ha presa per mano e le ha fatto sentire la sua tenerezza e l’ha chiamata, attraverso le persone che le ha messo accanto e le esperienze vissute, a scegliere la vita religiosa che si esprime attraverso i voti di povertà, castità e obbedienza. Tali voti non tolgono nulla ad una persona, anzi sono qualcosa che potenziano l’amore, la femminilità, la pienezza: "Sono un di più che il Signore mi ha fatto dono per essere in mezzo agli altri come dono".
Ciò che ha colpito i giovani di questa suora è soprattutto la gioia. Ella stessa, citando don Bosco, ha concluso così: "I comandamenti non sono dieci. Sono undici. L’undicesimo è quello della gioia che ti dà lo slancio e l’entusiasmo necessari per comunicare davvero con gli altri".
Infine, c’è stata la testimonianza di Brunetta, una vergine consacrata.
Ha comunicato con semplicità ai presenti la scoperta, quasi un’illuminazione, che ha avuto ad un certo punto della sua giovinezza: "Sentire di essere amata da Dio è stata una gioia grandissima, la gioia che ancora mi accompagna ogni giorno
Da questa scoperta, dal desiderio di far conoscere anche agli altri, specialmente a chi soffre e a chi non riesce a trovare il senso della vita, che solo in Dio possono trovare pienezza, è nato il germe della sua vocazione.
"Allora ho cercato la strada che mi poteva dare una risposta... Devo dire un grazie grande a tutte le persone che il Signore mi ha messo vicino. Un grazie per le cose normali, quotidiane e indispensabili come il pane, semplici e preziose come l’acqua, che mi hanno fatto capire che non posso stare senza il Signore. Sono contenta di essere una vergine consacrata al Signore, nella gioia del Signore e nella vita quotidiana".
Brunetta ha riassunto il senso della sua scelta ricordando una frase di 5. Paolo: "Tutto è vostro: il mondo, la vita, la morte, il futuro. Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio".
Al termine della serata tutti siamo ritornati a casa arricchiti nell’animo. A volte si parla di tante cose inutili, non importanti, e si è restii a comunicare le esperienze più profonde, si ha rispetto umano, forse timore di essere giudicati dagli altri. Eppure fa bene comunicare quanto si vive dentro. Fa bene a chi offre la sua testimonianza, perché è l’occasione per ripensare la propria vita, scoprire le motivazioni delle proprie scelte; fa bene a chi ascolta, perché impara a scoprire il bene che c’è negli altri e ciò che Dio sta operando nei fratelli. La comunità cresce grazie anche a questo scambio di esperienze.
GREST 2001
Il racconto dei ragazzi:
L'esperienza del Grest è stata anche quest’anno bella e significativa. Poiché l’argomento era lo sport, abbiamo ascoltato le radiocronache di diverse gare sportive che sottolineavano l’importanza della solidarietà e della collaborazione. Allora ci siamo chiesti: - E noi siamo dei veri sportivi? Lo sport rappresenta un mezzo per crescere insieme, un’occasione per conoscere meglio gli altri, rispettarli e aiutarli?
Due cartelloni, uno con la scritta GOAL, l’altro con la scritta FALLO, ci hanno invitato a riflettere.
Ogni giorno, pensando a come la nostra squadra si era comportata il giorno precedente durante i momenti di canto, di preghiera e di gioco, dovevamo stabilire se meritavamo un GOAL (un giudizio positivo) o un FALLO (un giudizio negativo). Scrivevamo la parola scelta, accompagnata da una motivazione, su un foglietto che incollavamo sul cartellone corrispondente.
Al termine del Grest erano assai più numerosi i foglietti che tappezzavano il cartellone con la scritta GOAL (forse siamo stati troppo buoni nel giudicarci!).
Oggi ripensiamo con nostalgia alle belle giornate trascorse insieme, alla gioia e alla fatica che abbiamo provato durante le passeggiate, all’entusiasmo con cui ci siamo cimentati nei diversi giochi insieme a bambini e a giovani provenienti da diverse parti del mondo.
Arrivederci all’anno prossimo!!!
Elisa e Sonia
L’esperienza dei seminaristi barnabiti
Il l° luglio 2001 sono arrivati da Roma a Campo Franscia dodici studenti barnabiti (Jimmy, Joselito, Joe, Gaspard, Crisendo, Jecker, Cirilo, Rudison, Fraterne, Virano, Gentil e Justin), accompagnati da quattro suore messicane (suor Maria, suor Stella, suor Giorgina e suor Nicolosa) e da padre Filippo per un periodo di vacanza e per partecipare all’attività estiva del Grest della parrocchia di Lanzada.
Il parroco, don Renato, assieme ai suoi bravi animatori e animatrici, ci ha accolto con tantissimo entusiasmo ed amicizia. In tal modo ci siamo subito sentiti a nostro agio e abbiamo iniziato con slancio le attività con i giovani del paese. La bella maglietta che abbiamo indossato riportava il motto del Grest: "QUAMICIGIOCO". Esso esprime bene l’ideale d’amicizia che ci deve unire nella "Squadra del Signore" e che ci spinge a giocarci completamente nelle diverse attività di preghiera, canto, gioco, gita e stare insieme. Sull’esempio di 5. Giovanni Bosco, abbiamo così cominciato ad avvicinarci con gioia ai giovani che il Signore ci ha affidato.
I vari temi che via via ci venivano proposti, come l’impegno, l’onestà, la lealtà, la cooperazione ecc., abbiamo cercato di metterli in pratica nelle diverse attività, come per esempio i giochi di bandiera cinese, calcio numerato, scalpo, banditi e banchieri, le gite a Musella e Livigno ecc. Giorno dopo giorno i partecipanti al Grest hanno cominciato a sentirsi sempre più membri di un’unica grande famiglia: quella di Gesù.
L’inno del Grest, infatti, esprime i valori veramente importanti per i giovani: il rispetto per le regole, il confrontarsi applaudendo chi vincerà, l’accettazione della perdita e dello sbagliare, ma infine chiedere perdono, e soprattutto l’importanza dell’unità nel giocare insieme oltre che del vincere.
A scoprire la bellezza di ognuno di noi ci hanno aiutato i momenti di preghiera guidati dal parroco, che ha messo progressivamente in luce figure di uomini splendidi come 5. Pietro, S. Paolo, Marta, don Bosco e Pier Giorgio Frassati. Grazie al loro esempio abbiamo capito che è importante accettare di sbagliare, perché nessuno è perfetto: sbagliando, s’impara! Grazie all’umiltà abbiamo imparato ad accettarci con i nostri pregi e difetti.
Gli animatori si sono impegnati al massimo per lanciare i partecipanti in questa bellissima avventura del Grest, che ha visto in noi seminaristi barnabiti un motivo in più per aprirsi a culture, popoli e terre lontane dell’Africa e delle Filippine. I giovani (e gli animatori compresi) hanno così cominciato a dire qualche parola in filippino e swahiti come ad esempio: "mabuhay!" (ciao) e "kamusta ka?" (come stai?).
Il tempo è passato così veloce che senza accorgercene siamo arrivati al 15 luglio, giorno della festa della chiusura del Grest. La bella festa è iniziata con la 5. Messa presso la chiesa di Santa Barbara a Campo Franscia ed è proseguita presso la Villa Lena con un gustosissimo pasto in comune a base di polenta, salsicce, formaggio e dolci a volontà. Neppure la pioggia pomeridiana ha potuto spegnere la nostra gioia, soprattutto delle squadre vincitrici delle elementari e delle medie: celesti e blu, rispettivamente.
La bella amicizia tra gli animatori e i seminaristi è poi continuata fino alla fine del mese di luglio, che ha segnato la data della loro partenza. In questo tempo frequenti sono stati gli incontri, le gite, le sfide a calcio, gli inviti a pranzo, che hanno permesso di rafforzare l’amicizia e la stima reciproca. Un grazie a tutti e la speranza di rivederci ancora alla prossima estate.
Jimmy
Esperienze all'oratorio di Vetto
Dal racconto di una bambina di 11 elementare
Sabato alle ore diciotto la mamma mi ha accompagnata all’ora tono di Vetto.
Avevo un grande borsone con il mio sacco a pelo e lo spazzolino da denti, il dentifricio e tutto l’occorrente per passare lì la notte.
Appena entrata mi sono accorta che non avevo portato le ciabattine e mi sono detta: - Pazienza, la prossima volta mi ricorderò di portarle!
Subito mi sono messa a giocare con le mie amiche.
Dopo abbiamo mangiato: i ravioli con lo speck, i pomodori, l’insalata e la carne. Visto che era il compleanno di don Renato e di Letizia abbiamo mangiato il gelato e la torta. Poi ci siamo messi in gruppi e abbiamo giocato a
memory, al giro dell’oca e a calcetto. Io ho vinto un tronky. Successivamente abbiamo detto le preghierine e siamo andati a dormire. Le camere erano due: quella delle femmine e quella dei maschi. Io avevo tanto sonno, ma le bambine più grandi sono state a ballare fino a tardi. Io di notte avevo molto freddo. Al mattino mi sono svegliata presto perché le nostre danzatrici (le bambine più grandi) erano già in pista.
Ci siamo lavati e vestiti e siamo scesi a fare colazione. Ognuno doveva lavare la propria tazza. Ci siamo preparati per andare alla Santa Messa.
Conclusa la Santa Messa la mamma è venuta a prendermi e mi ha portata a casa.
Peccato! Era già finita la mia esperienza all’oratorio di Vetto.
La prossima volta ci vorrei andare ancora.
Questa esperienza mi è piaciuta molto perché ci ha insegnato a diventare bambini più autonomi e responsabili.
Cristina Marca
Incontri formativi per adolescenti e giovani della
valle
Giovanni Paolo Il, in occasione del Giubileo dei giovani, ha proposto loro di realizzare un "laboratorio della fede". La fede, infatti, è un dono che abbiamo ricevuto nel Battesimo, ma è pure una conquista, una scelta personale da rinnovare e motivare continuamente. In particolare nell’età giovanile occorre un lavoro interiore di riflessione e di preghiera, nonché un impegno di condivisione con gli amici delle proprie scelte e delle proprie convinzioni. Per questo motivo ogni mese, al III giovedì, i giovani e gli adolescenti della Valle si ritrovano con don Corrado di Torre, ora in una parrocchia ora in un’altra, per una serata di amicizia, di riflessione, di condivisione e di preghiera.
L’idea guida che accompagna i giovani in queste serate è la seguente: La mia vita alla luce del Vangelo e delle parole del Papa.
Confidiamo che il gruppo di partecipanti diventi sempre più numeroso.
Il coretto giovanile
E' bello cantare il tuo amore, è bello lodare il tuo nome": è la frase che riassume l’impegno del coretto che da diversi anni anima molte celebrazioni oppure accompagna serate particolari o recital.
Si dice che chi canta prega due volte. Questo è tanto più vero per chi canta bene e con gioia: frutto di numerose e impegnative prove. La maestra del coretto, Simona, ci ricorda una frase significativa di 5. Agostino: "Chi ha cantato di tutto cuore e con gioia AMA quel che ha cantato, AMA il luogo dove ha cantato, AMA colui per il quale ha cantato, AMA infine coloro con i quale ha cantato".
La presenza del coretto nella nostra parrocchia è particolarmente preziosa. A tutti i componenti vanno le nostre congratulazioni e il nostro grazie.
Quest’anno i ragazzi e i giovani del coretto hanno voluto offrire ad ogni famiglia un simpatico calendario arricchito di foto e di canzoni.
Naturalmente tante persone buone prenderanno l’occasione per collaborare concretamente per l’acquisto di materiale (mixer, casse, strumenti vari...) che serviranno per le molteplici attività di questi giovani. A tutti gli offerenti il grazie del coretto stesso.
Oratorio Don Bosco
I lavori di ristrutturazione dell’oratorio procedono a ritmo serrato. Lo stabile si presenta "vestito a festa", un bel palazzo, tinteggiato con gusto, circondato da cortili ampi e ordinati. Il piano terra è ormai pronto per accogliere i ragazzi, i giovani e le famiglie, in momenti di allegria, festa, gioco e socializzazione. Ora è importante che ci siano persone di buona volontà che organizzino iniziative, partecipino con passione educativa al servizio dei più piccoli.
L’oratorio è dedicato a don Bosco, il grande sacerdote dei ragazzi e dei giovani, colui che ha intuito l’importanza di stare con loro, di amarli,di spendere la vita con loro; colui che invochiamo come protettore anche per la nostra gioventù.
Naturalmente deve continuare l’impegno della comunità per sostenere economicamente la spesa notevole della ristrutturazione.
La lotteria natalizia può essere un’occasione propizia per tale scopo.
Soprattutto i genitori devono "credere" fortemente nella necessità dell’oratorio, nel valore positivo e irrinunciabile di dare ai ragazzi e ai giovani occasioni di esperienze formative e ricreative di crescita umana e cristiana.
Quei giovani che hanno ricevuto tanto negli anni scorsi dall’oratorio si sentano in dovere di spendere tempo ed energie perché anche i ragazzi di oggi possano crescere con la medesima fortuna attraverso momenti di socializzazione e di allegria.