IL BEATO GIOVANNI XXIII

3 settembre 2000, Giovanni Paolo Il ha proclamato beato uno dei personaggi che hanno contribuito in maniera decisiva a stimolare la Chiesa ad un rinnovamento radicale che potesse agevolarla a muoversi liberamente e responsabilmente all’interno dell’attuale sistema socio-politico-culturale: papa Giovanni XXIII.Tutti lo abbiamo conosciuto e lo conosciamo con l’appellativo familiare di "Papa buono" (che deriva dal commento di un romano presente alla sua elezione al soglio pontificio: "Bello non è. Però la faccia ce l’ha buona!). Ciò non toglie che, nonostante la sua età avanzata e il suo modo di fare semplice, egli sia stato il primo a lanciare in pubblico un interrogativo che — siamo agli inizi degli anni sessanta — diveniva sempre più assillante: "Che cosa deve fare la Chiesa per il mondo d’oggi?". La risposta fu data con l’indizione del Concilio Vaticano II, portato a termine da Paolo VI nel 1965.Tutta l’intrepida attività di Giovanni XXIII era sorretta da una fede robusta e genuina in quel Dio che guarda al di là della nostra miseria umana e ci dà la forza e il coraggio necessari per compiere la sua volontà anche in quelle situazioni che non ci sembrano alla nostra portata. Dalla fede gli derivavano l’obbedienza e la pace, che scelse come parole per il suo motto; additava poi la croce come rifugio e modello per ogni cristiano, e l’additò anche nella nostra Diocesi con queste parole, pronunciate il 27 giugno 71954 durante l’ultima delle sue numerose visite alla basilica del SS. Crocifisso di Como:
"Amar la croce, amar il crocifisso, che alle anime parla di sacrificio, amore, pace, e dona conforto, luce, speranza, forza .È quindi un esempio e un invito per tutti a sa per dare una testimonianza di impegno e di coraggio per il bene della Chiesa.
Giovanni XXIII, Angelo Giuseppe Roncalli, nacque a Sotto il Monte (BG) il 25 novembre 1881 da Giovanni Battista e Maria Anna Mazzola. Era il quarto di tredici figli di una famiglia di semplici mezzadri spesso alle prese con problemi economici. Ricevette il Battesimo il giorno stesso della nascita per volontà di uno zio, "barba" Zaverio, che se lo prese a cuore, manifestandogli una particolare predilezione nell’ospitarlo a dormire nel suo stesso letto e nell’istruirlo, prima di addormentarsi, sulle pratiche di pietà e sugli episodi più significativi della Bibbia e delle vite dei santi.A questa primitiva scuola di catechismo, ben presto si aggiunse la S. Messa quotidiana e la comunione frequente che gli attirarono la benevolenza del parroco, don Rebuzzini. Per lui, come per lo zio Zaverio, non c’erano dubbi sulla vocazione al sacerdozio del piccolo Angelo; ma dove trovare il denaro per permettergli di-continuare gli studi una volta conseguita la licenza elementare?Sulle prime venne affidato a don Bolis, parroco di Carvico, il quale, come anch’egli ricordò in seguito, gli insegnò la grammatica latina a furia di manrovesci sulle orecchie. Trascorso l’anno di prova con quel prete arcigno, Angelo fu giudicato idoneo a frequentare la terza ginnasiale e venne iscritto come esterno al Collegio di Celana che distava sette chilometri da Sotto il Monte, ragion per cui fu costretto a chiedere ospitalità "a settimana" presso certi parenti materni a Caderizzi, a tre chilometri dal collegio. Ma non si ottennero i risultati sperati: pessime le classificazioni, arroganti i professori ed i compagni, e, infine, anche l’espulsione per aver portato, ignaro del divieto, una cesta di mele ad un alunno interno. Che cosa si poteva pretendere, d’altronde, da un povero ragazzino spaesato, la cui istruzione si poteva definire, per buona parte, curata dalla Divina Provvidenza?Ma fu ancora merito della Divina Provvidenza se venne in aiuto alla povera famiglia Roncalli, monsignor Morlani, della famiglia dei conti proprietari della fattoria che, venuto a sapere della situazione, si offrì di pagare lui gli studi al giovane Angelo per i primi anni. E così, nell’ottobre del 1892, incominciò la sua avventura in seminario, prima a Bergamo, poi all’Apollinare di Roma, dal 1901 al 1904, anno in cui conseguì la laurea in sacra teologia, il 13 luglio, e il 10 agosto fu ordinato sacerdote.Il vescovo di Bergamo, monsignor Guindani, desiderava che pro-seguisse gli studi a Roma, ma morì nel gennaio del 1905. Il successore, monsignor Radini Tedeschi, pensò di richiamarlo in diocesi per assegnargli il compito di insegnante, e successivamente anche di direttore spirituale, in seminario, e di suo segretario. Compito che svolse con competenza e impegno per 16 anni, inclusa la triste parentesi della grande guerra, che lo vide impegnato come sergente di sanità all’Ospedale di Bergamo.Nel dicembre 1920, don Angelo fu invitato ad accettare la presidenza del Consiglio centrale per l’Italia delle Pontificie Opere Missionarie alla Congregazione di Propaganda Fide.113 marzo 1925, Pio XI gli annunciò che lo avrebbe ordinato vescovo per mandarlo come Nunzio apostolico in Bulgaria, ove rimase fino al 1934, quando venne inviato con la stessa mansione in Grecia e Turchia. Anni difficili, quelli dell’Oriente, per monsignor Roncalli, tra l’ostilità degli ambienti politici e, molto spesso, anche degli esponenti della religione ortodossa. A ciò si aggiunse anche l’incubo della seconda guerra mondiale. Monsignor Roncalli si distinse soprattutto per il fatto di aver salvato oltre quarantamila ebrei che, altrimenti, sarebbero finiti nei campi di sterminio della Germania di Hitler.Nel dicembre del 1944 venne nuovamente trasferito e, questa volta, come Nunzio apostolico in Francia. La situazione non era certo tra le più semplici, in un paese profondamente diviso al suo interno dagli odi e dai rancori della guerra, dove spesso regnava l’anticlericalismo, tant’è vero che trenta vescovi rischiavano di essere "epurati" dal movimento partigiano, dai ricercati politici e dalle autorità, in quanto accusati di filonazismo. Il Nunzio si prodigò tanto in trattative che, dopo dieci mesi, il numero dei vescovi si ridusse ai soli tre dimessisi spontaneamente.Nel 1952 un messaggio da Roma lo avverti che presto sarebbe stato proclamato cardinale e, il 15 marzo 1953, fece il suo ingresso come patriarca di Venezia, ove trascorse cinque anni sereni, nella convinzione che lì avrebbe concluso la sua esistenza terrena.
Ma, il 9 ottobre 1958, giunse la notizia della morte di Pio XII. Subito il patriarca Roncalli partì alla volta di Roma per rendere gli onori al defunto pontefice e per partecipare al Conclave che avrebbe eletto il successore.
Non è certo se Angelo Roncalli si aspettasse la sua elezione a papa. L’età non pareva giocare a suo favore: aveva 77 anni!Eppure, il 28 ottobre, alle ore 16,45, la folla radunata in piazza 5. Pietro vide la caratteristica "fumata bianca" e, contemporaneamente, nella Cappella Sistina, Giovanni XXIII riceveva il primo omaggio dei cardinali.
Molti pensavano che il suo fosse un pontificato di transizione, ossia che sarebbe durato poco e, soprattutto, non avrebbe portato grosse novità.
I Cardinali, invece, compresero molto bene le intenzioni del Papa che, fin dal primo momento, aveva rifiutato la genuflessione e il bacio del piede. Subito volle venire incontro alla gente, visitando gli ospedali e le carceri.
Ma la cosa che maggiormente stupì, fu la notizia, del 1959, dell’indizione del Concilio Ecumenico Vaticano Il.Un avvenimento eccezionale, ma rischioso. Radunare tutti i vescovi del mondo e dir loro "discutiamo insieme della Chiesa e del mondo" voleva dire scuotere ogni cosa con un vento impetuoso, forse con un terremoto. Ma, con la fiducia e la bonarietà di sempre, papa Giovanni riuscì a dare avvio alla prima sessione conciliare, svoltasi dall’11 ottobre all’8 dicembre 1962. Il pontefice era ottimista, ma sul suo volto si leggevano già i segni della malattia che lo avrebbe portato alla tomba. Ciò nonostante, continuò indefessamente il suo lavoro: in Vaticano riceveva numerose visite diplomatiche dalle personalità più in vista, si recò in pellegrinaggio a Loreto ed Assisi e, in ultimo, scrisse la bella enciclica "Pacem in Terris" .Il 21 maggio 1963 un’emorragia mise in pericolo la sua vita. La situazione precipitò il 30 maggio, quando un attacco di peritonite stroncò ogni speranza. L’agonia del Papa, durata 70 ore, si concluse il 3 giugno 1963, quando spirò santamente, munito di tutti i conforti religiosi.La sua salma che, fino a poco tempo fa, si trovava nella cripta della basilica di 5. Pietro, sepolcro tradizionale dei papi, è stata traslata presso un altare laterale della basilica dove i fedeli si fermano numerosi in preghiera a riprova del bene da lui compiuto.
Michele Parolini

Bibliografia: T. Bosco, "Papa Giovanni", n. 3 della Collana "Campioni", LDC, Torino-Leumann, 1979.
"La meravigliosa storia del Papa Buono", inserto del quotidiano Il Giorno, 3 settembre 2000.

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